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Tina la supereroina

Zia Franz ha fatto bene!

Il mio caro amico Franz un giorno mi ha chiamato dicendomi: “Ascolta, ieri ho incontrato Tina. So che ora devi affrontare la tua situazione, ma sai, anche lei ha ricevuto una diagnosi di cancro, deve fare chemio e così via. Avete entrambe un carattere forte, andate d’accordo, perché non create una sorta di “coppia”? 

E io ho pensato: “Che?” 

Tina mi è sempre piaciuta molto, ma non siamo mai state così intime. Negli incontri conviviali e superficiali c’era intesa tra noi. Questa bellezza islandese con la sua trascinante risata e io ci divertivamo spesso insieme, ma non andavamo mai in profondità. Tornando alla richiesta, mi è sembrato quindi improbabile, e gli ho detto “come potrei occuparmi adesso delle questioni e dei problemi degli altri? In questo momento non ci riesco!”. 

Tina pensava esattamente la stessa cosa. 

Perché furbo com’è Franz, ovviamente aveva provato anche con lei! Eravamo entrambe sopraffatte dalla nostra nuova situazione di vita. Non ci pensavamo, eravamo troppo occupate con noi stesse per capire che da ciò potesse derivare una situazione vantaggiose per entrambe.

Ma poi le ho scritto per dirle almeno che mi dispiaceva che dovesse anche lei, come me, affrontare questa situazione. Ci siamo subito telefonate, e alla prima parola tutte, davvero tutte le nostre maschere sono cadute. Il giorno dopo ci siamo incontrate.

Questa è stata l a migliore decisione.

Lei, Tina e questa decisione sono tra le più importanti e preziose della mia vita.

Amo loro, amo noi.

Durante le sedute di chemioterapia ho amato la nostra sincerità, la nostra tristezza, la nostra speranza, il nostro umorismo, le nostre battute, la nostra profonda comprensione reciproca. Dato che l’esperienza assomigliava a una corsa sulle montagne russe e arrivava a ondate, per cui una volta toccava a lei, una volta a me, l’una poteva salvare l’altra dallo sprofondare nell’abisso. Insieme i nostri respiri sono stati più leggeri, perché abbiamo potuto trascorrere questo tempo insieme, condividendolo. 

Da esso abbiamo tratto il meglio, creando tanti ricordi belli e divertenti e mettendo il bastone tra le ruote alla nostra diagnosi di cancro. Ricordo così tante cose e, anche se al momento magari la cosa era davvero tragica, ora sorrido perché siamo rimaste unite e abbiamo capito cosa significasse davvero dover passare attraverso tutta questa situazione con tutto ciò che ne deriva, tutti i tabù, tutte le cose di cui nessuno parla, che non ti aspetti e che, proprio a causa di questa ignoranza, ti arrivano addosso come acqua ghiacciata. Non c’era niente da spiegarci tra noi.

Stabilire obiettivi concreti e definire la ricompensa al loro raggiungimento.

La zia supereroe Tina e io abbiamo fatto un viaggio insieme dopo le nostre chemio, le radiazioni e le operazioni! Ce lo siamo meritato!

Grazie ai caschi refrigeranti non ho mai perso del tutto i miei capelli. Ma una volta, sotto la doccia, mi sono caduti improvvisamente così tanti capelli dalla testa, come se una forte raffica di vento autunnale avesse spazzato via le foglie degli alberi.

Me lo aspettavo, ma quando è successo è stato uno shock inevitabile. Sono sempre stata una leonessa, con la sua criniera ovviamente.

Dov’era finita? Dov’eroio?

I capelli erano un tema difficile da affrontare per me. Tutti venivano a dirmi: “Beh, questo è il tuo problema meno importante”. Se qualcuno me lo avesse ripetuto ancora, non so cosa sarebbe successo! Ovviamente è chiaro che è il mio problema meno importante, la caduta dei capelli non ti uccide di per sé, ma rende la malattia così visibile, così presente, così inevitabile che dal momento in cui li perde si viene etichettati come malati di cancro. C’è il rischio di una perdita di identità, si corre il rischio di perdere la propria femminilità e di

essere unicamente una paziente, ovvero di essere percepite così dal mondo esterno.

Quindi con calma, come se potessero ancora essere salvati, ho raccolto i capelli che erano nella doccia. A prenderli erano così tanti che riempivano completamente un cestino di grandi dimensioni. Con gli occhi bagnati di lacrime, ho preso in mano il mio telefono, che aveva appena squillato.

Era un messaggio di Tina. Era un suo video. Si era messa davanti allo specchio e con la mano si toccava con non- chalance i capelli della sua vivace acconciatura corta. Ogni volta che riappariva, la sua mano teneva centinaia di capelli, che finivano poi nel lavandino. Ne sembrava quasi affascinata, e non riusciva a smettere di togliersi a poco a poco i suoi capelli dalla testa. Ha fatto una faccia indescrivibile, e mi è venuto da ridere. Più tardi ci siamo incontrate a un ristorante italiano e abbiamo riso con le nostre teste semi-calve, noi due, una a fianco dell’altra. Forse anche più di prima.

Siamo donne, siamo “amiche per la VITA”. Da allora abbiamo un legame profondo, anche se ci vediamo meno spesso, che ci ha unite e ha guarito le nostre ferite.

Durante le nostre sedute di chemio, come ricompensa e come obiettivo, avevamo deciso di intraprendere un viaggio insieme. Ce lo siamo meritato, ed è stato fantastico e speciale il modo in cui siamo riuscite a sentire la nostra vita.

 Il consiglio di Caro 

CHEMO BUDDY

Trova la tua amica “per la chemio”. Che la sofferenza condivisa sia metà sofferenza è vero, tanto più se ci si trova a condividere lo stesso destino.

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